I peccati di
Pinocchio
Pinocchio è oramai un bambino vero e comincia a rimpiangere i vantaggi che la sua antica natura comportava. Come adattarsi ad un cambiamento così drastico? Forse chiedendo nuovamente aiuto alla Fata Turchina? Un Pinocchio irascibile, una Fata ormai non più nel fiore degli anni ed un piccolo incidente magico. Ecco a voi la fiaba che tutti conosciamo reimmaginata da Giovanni Arpino e da noi adattata a testo teatrale.
SCENA 1
Pinocchio
si trova nella sua camera e si prepara per andare a dormire.
Pinocchio:
(disfando il letto) Quando ero di legno non avevo bisogno di fare o
disfare il letto, c'era sempre qualcuno che lo faceva per me. E di certo non
ero circondato da tanti stupidi bulli come lo sono ora. Credono di essere tanto
divertenti quando mi sbeffeggiano, quando mi mostrano le mani sventolanti
all'altezza del naso e si prendono gioco del mio passato. (si siede sul
letto e si toglie le scarpe, per poi fermarsi ad osservare le proprie gambe) Con
le gambe di legno sarei imbattibile
almeno in una cosa, nel giocare a pallone. Pensa ai dribbling che farei. Pensa
ai calci che non sentirei. (sospira, prende il berretto da notte appoggiato
sul comodino e lo indossa. Indugia, tastandosi la testa) Con la testa di legno
non avrei paura dei pugni di certi compagni maneschi (abbassa le braccia e
si osserva i palmi. Sul suo volto affiora un sorriso ricco di cattivi
propositi) e con le mani di legno potrei picchiarli meglio. Il più forte di
tutta la scuola, medaglia d'oro nelle risse e nei litigi. Ah, che peccato...
Geppetto:
(grida fuori dalla scena) Pinocchio! Non hai mangiato nulla. Vuoi che ti
porti qualche cosa?
Pinocchio
si alza in piedi e si avvicina alla porta in modo che Geppetto possa sentire
meglio la sua risposta.
Pinocchio:
No, papà.
Geppetto:
Stai di nuovo male, non è così? Quante volte devo ripeterti che oramai non puoi
più permetterti di mangiare tutti quei dolci? Sei uno sconsiderato.
Pinocchio
non risponde, si limita a dirigersi nuovamente verso il letto borbottando tra
sé e sé.
Pinocchio:
Con le budella di legno potrei mangiare un quintale di cioccolatini senza
timore di alcun mal di pancia. Ah, com'era bello essere di legno. E che
scalogna avere queste povere carni, queste fragili ossa... Se solo potessi
tornare come prima... Dovrei davvero provare a chiamare la Fata Turchina. Solo
lei potrebbe aiutarmi... Ma ci ho già provato così tante volte, notte dopo
notte, e non è mai arrivata.
Si
sente bussare alla finestra. Pinocchio si alza in piedi e, sbalordito, corre ad
aprirla.
Pinocchio:
Fata! Sei davvero qui?
Fata
Turchina: (entrando nella stanza) Sì, eccomi qui. Tanto mi hai invocata
che alla fine sono arrivata. Scusa il ritardo, perché ti ho sentito appena. E'
l'età. Ti confesso che sono diventata anche un po' sorda.
Pinocchio:
(lamentoso) Sono così infelice!
Fata
Turchina: Come mai? Non ti piace essere un bravo bambino?
Pinocchio:
(quasi forzando il pianto per compatirla) No. A parte il fatto che oggi
i bravi bambini fanno ridere e non hanno nessuna fortuna, stavo meglio
quand'ero di legno. Vorrei tornare tutto di legno. Larice, abete, noce,
ciliegio, quercia, insomma fa' tu!
Fata
Turchina: (tossicchiando) E i pericoli che hai corso?
Pinocchio:
Meglio i pericoli che questa vita così barbosa.
Fata
Turchina: (pensierosa) Mah. Beh. Puah. Uhm. Non so. Non so neanche se
questa bacchetta magica mi funzioni ancora. Ormai la uso come bastone da
passeggio per attraversare gli incroci. Certo è più difficile oggi farti
tornare di legno di quanto lo fu un tempo farti diventare un bambino. Il legno
adesso è materia pregiata, mentre la carne non vale quasi niente...
Pinocchio:
(supplice) Provaci, provaci!
Fata
Turchina: E va bene.
La
fata borbotta alcune parole magiche incomprensibili, agita la bacchetta in aria
e con essa tocca Pinocchio tra capo e collo. Calano brevemente le luci e quando
si riaccendono al posto del bambino v'è uno sgabello a tre gambe.
Fata
Turchina: Oh, accidenti! Non temere, adesso ci riprovo. Devo aver perso
l'abitudine, confondo le formule. Ma tu non agitarti, altrimenti mi viene il
nervoso e sbaglio tutto.
Ripete
la stessa formula di prima. Le luci calano e si riaccendono. Ora al posto dello
sgabello vi è una cassapanca.
Fata
Turchina: Che disastro, sono proprio fuori allenamento… Anche se una cassapanca
mi servirebbe. Quasi quasi...
La
cassapanca sbatte nervosamente il proprio coperchio con un certo disappunto.
Fata
Turchina: Buono, buono. Farò ancora un tentativo. Lasciami lucidare ben bene la
bacchetta... E lasciami ripetere adagio la formula magica, qualche sillaba
potrebbe essermi rimasta tra i denti, prima. Dunque, vediamo...
Si
ripete quanto accaduto prima. Quando le luci si riaccendono, Pinocchio è
ricomparso, letteralmente in carne ed ossa.
Fata
Turchina: (sedendosi a terra con un sospiro di sollievo) Meno male,
temevo già di non riuscire più a trasformarti in alcun modo. Che razza di
mestiere m'è capitato!
Pinocchio:
(pizzicandosi istericamente in ogni dove) Ma non è successo niente! Sono ancora tutto
ossa e muscoli. Che razza di imbroglio è questo? Dov'è finito il mio legno
d'una volta?
Fata
Turchina: Accontentati, accontentati. Ci è già andata bene così. Eh, si vede
che non ho più i poteri d'un tempo. Sii contento del tuo stato, Pinocchietto
mio, e accetta il tuo destino.
Pinocchio:
(urlando) Ridammi il mio legno!
Fata
Turchina: Niente da fare.
Pinocchio:
(tende la mano) Qua la bacchetta.
Fata
Turchina: No, questa no. Non si può.
Pinocchio:
(stringendo i pugni, correndo verso la fata) Basta con questa vita barbosa!
Fata
Turchina: (cercando di sfuggirgli) Non toccare la bacchetta. E'
pericoloso. Il mondo degli orchi e delle fate dorme, però non stuzzicarlo.
Pinocchio
le toglie di mano la bacchetta con un tuffo arpinoso. La fata gli si precipita
addosso e per sbaglio viene colpita. Si leva un fumo blu e la fata viene
sostituita da un alberino secco secco, fatto di nodi e rametti senza colore,
senza una bacca, una foglia, un frutto.
Pinocchio, sconvolto, si inginocchia davanti alla pianta.
Pinocchio:
Oh, no. Cosa ho combinato! Io non... io... io non... oh! Io giuro... lo
annaffierò per tutta la vita con le mie lacrime e lo riscalderò con il mio
fiato ogni inverno. Lo giuro, lo giuro... Avrò ogni cura... dei frutti, dei
germogli... se mai spunteranno...
Si
sente un fischio provenire da sotto casa. Pinocchio si affaccia alla finestra
ancora frastornato.
Pinocchio:
Cosa è successo?
Lucignolo:
(fuori dalla scena, sotto casa di Pinocchio) Abbiamo combinato una
spedizione notturna. C'è da divertirsi, stavolta. Hai soldi?
Pinocchio:
Spiccioli.
Lucignolo:
Beh, possono bastare. Ci sono anche
delle ragazze. E una moto. Vieni o no?
Pinocchio
fa dondolare la bacchetta che ancora tiene in mano, pensoso.
Pinocchio:
(timidamente) Sai, stasera è venuta la Fata, e allora...
Lucignolo:
Bravo tu. Le fate son qui dietro l'angolo. Cosa fai con quello stecco in mano?
jTi sbrighi? Dimmi. Non abbiamo tempo da perdere. Forza.
Pinocchio
lancia un'occhiata all'alberello rinsecchito, esitante. Tentenna.
Pinocchio:
Ecco... io... in verità... Vengo, Lucignolo. Dove hai detto che andiamo?
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