lunedì 3 aprile 2017

Dal racconto al teatro: I peccati di Pinocchio


I peccati di Pinocchio

Pinocchio è oramai un bambino vero e comincia a rimpiangere i vantaggi che la sua antica natura comportava. Come adattarsi ad un cambiamento così drastico? Forse chiedendo nuovamente aiuto alla Fata Turchina? Un Pinocchio irascibile, una Fata ormai non più nel fiore degli anni ed un piccolo incidente magico. Ecco a voi la fiaba che tutti conosciamo reimmaginata da Giovanni Arpino e da noi adattata a testo teatrale.

SCENA 1



Pinocchio si trova nella sua camera e si prepara per andare a dormire.



Pinocchio: (disfando il letto) Quando ero di legno non avevo bisogno di fare o disfare il letto, c'era sempre qualcuno che lo faceva per me. E di certo non ero circondato da tanti stupidi bulli come lo sono ora. Credono di essere tanto divertenti quando mi sbeffeggiano, quando mi mostrano le mani sventolanti all'altezza del naso e si prendono gioco del mio passato. (si siede sul letto e si toglie le scarpe, per poi fermarsi ad osservare le proprie gambe) Con le gambe di legno sarei  imbattibile almeno in una cosa, nel giocare a pallone. Pensa ai dribbling che farei. Pensa ai calci che non sentirei. (sospira, prende il berretto da notte appoggiato sul comodino e lo indossa. Indugia, tastandosi la testa) Con la testa di legno non avrei paura dei pugni di certi compagni maneschi (abbassa le braccia e si osserva i palmi. Sul suo volto affiora un sorriso ricco di cattivi propositi) e con le mani di legno potrei picchiarli meglio. Il più forte di tutta la scuola, medaglia d'oro nelle risse e nei litigi. Ah, che peccato...



Geppetto: (grida fuori dalla scena) Pinocchio! Non hai mangiato nulla. Vuoi che ti porti qualche cosa?



Pinocchio si alza in piedi e si avvicina alla porta in modo che Geppetto possa sentire meglio la sua risposta.



Pinocchio: No, papà.



Geppetto: Stai di nuovo male, non è così? Quante volte devo ripeterti che oramai non puoi più permetterti di mangiare tutti quei dolci? Sei uno sconsiderato.



Pinocchio non risponde, si limita a dirigersi nuovamente verso il letto borbottando tra sé e sé.



Pinocchio: Con le budella di legno potrei mangiare un quintale di cioccolatini senza timore di alcun mal di pancia. Ah, com'era bello essere di legno. E che scalogna avere queste povere carni, queste fragili ossa... Se solo potessi tornare come prima... Dovrei davvero provare a chiamare la Fata Turchina. Solo lei potrebbe aiutarmi... Ma ci ho già provato così tante volte, notte dopo notte, e non è mai arrivata.



Si sente bussare alla finestra. Pinocchio si alza in piedi e, sbalordito, corre ad aprirla.



Pinocchio: Fata! Sei davvero qui?



Fata Turchina: (entrando nella stanza) Sì, eccomi qui. Tanto mi hai invocata che alla fine sono arrivata. Scusa il ritardo, perché ti ho sentito appena. E' l'età. Ti confesso che sono diventata anche un po' sorda.



Pinocchio: (lamentoso) Sono così infelice!



Fata Turchina: Come mai? Non ti piace essere un bravo bambino?



Pinocchio: (quasi forzando il pianto per compatirla) No. A parte il fatto che oggi i bravi bambini fanno ridere e non hanno nessuna fortuna, stavo meglio quand'ero di legno. Vorrei tornare tutto di legno. Larice, abete, noce, ciliegio, quercia, insomma fa' tu!



Fata Turchina: (tossicchiando) E i pericoli che hai corso?



Pinocchio: Meglio i pericoli che questa vita così barbosa.



Fata Turchina: (pensierosa) Mah. Beh. Puah. Uhm. Non so. Non so neanche se questa bacchetta magica mi funzioni ancora. Ormai la uso come bastone da passeggio per attraversare gli incroci. Certo è più difficile oggi farti tornare di legno di quanto lo fu un tempo farti diventare un bambino. Il legno adesso è materia pregiata, mentre la carne non vale quasi niente...



Pinocchio: (supplice) Provaci, provaci!



Fata Turchina: E va bene.



La fata borbotta alcune parole magiche incomprensibili, agita la bacchetta in aria e con essa tocca Pinocchio tra capo e collo. Calano brevemente le luci e quando si riaccendono al posto del bambino v'è uno sgabello a tre gambe.



Fata Turchina: Oh, accidenti! Non temere, adesso ci riprovo. Devo aver perso l'abitudine, confondo le formule. Ma tu non agitarti, altrimenti mi viene il nervoso e sbaglio tutto.



Ripete la stessa formula di prima. Le luci calano e si riaccendono. Ora al posto dello sgabello vi è una cassapanca.



Fata Turchina: Che disastro, sono proprio fuori allenamento… Anche se una cassapanca mi servirebbe. Quasi quasi...



La cassapanca sbatte nervosamente il proprio coperchio con un certo disappunto.



Fata Turchina: Buono, buono. Farò ancora un tentativo. Lasciami lucidare ben bene la bacchetta... E lasciami ripetere adagio la formula magica, qualche sillaba potrebbe essermi rimasta tra i denti, prima. Dunque, vediamo...



Si ripete quanto accaduto prima. Quando le luci si riaccendono, Pinocchio è ricomparso, letteralmente in carne ed ossa.



Fata Turchina: (sedendosi a terra con un sospiro di sollievo) Meno male, temevo già di non riuscire più a trasformarti in alcun modo. Che razza di mestiere m'è capitato!



Pinocchio: (pizzicandosi istericamente in ogni dove)  Ma non è successo niente! Sono ancora tutto ossa e muscoli. Che razza di imbroglio è questo? Dov'è finito il mio legno d'una volta?



Fata Turchina: Accontentati, accontentati. Ci è già andata bene così. Eh, si vede che non ho più i poteri d'un tempo. Sii contento del tuo stato, Pinocchietto mio, e accetta il tuo destino.



Pinocchio: (urlando) Ridammi il mio legno!



Fata Turchina: Niente da fare.



Pinocchio: (tende la mano) Qua la bacchetta.



Fata Turchina: No, questa no. Non si può.



Pinocchio: (stringendo i pugni, correndo verso la fata) Basta con questa vita barbosa!



Fata Turchina: (cercando di sfuggirgli) Non toccare la bacchetta. E' pericoloso. Il mondo degli orchi e delle fate dorme, però non stuzzicarlo.



Pinocchio le toglie di mano la bacchetta con un tuffo arpinoso. La fata gli si precipita addosso e per sbaglio viene colpita. Si leva un fumo blu e la fata viene sostituita da un alberino secco secco, fatto di nodi e rametti senza colore, senza una  bacca, una foglia, un frutto. Pinocchio, sconvolto, si inginocchia davanti alla pianta.



Pinocchio: Oh, no. Cosa ho combinato! Io non... io... io non... oh! Io giuro... lo annaffierò per tutta la vita con le mie lacrime e lo riscalderò con il mio fiato ogni inverno. Lo giuro, lo giuro... Avrò ogni cura... dei frutti, dei germogli... se mai spunteranno...



Si sente un fischio provenire da sotto casa. Pinocchio si affaccia alla finestra ancora frastornato.



Pinocchio: Cosa è successo?



Lucignolo: (fuori dalla scena, sotto casa di Pinocchio) Abbiamo combinato una spedizione notturna. C'è da divertirsi, stavolta. Hai soldi?



Pinocchio: Spiccioli.



Lucignolo: Beh, possono bastare. Ci sono anche  delle ragazze. E una moto. Vieni o no?



Pinocchio fa dondolare la bacchetta che ancora tiene in mano, pensoso.



Pinocchio: (timidamente) Sai, stasera è venuta la Fata, e allora...



Lucignolo: Bravo tu. Le fate son qui dietro l'angolo. Cosa fai con quello stecco in mano? jTi sbrighi? Dimmi. Non abbiamo tempo da perdere. Forza.



Pinocchio lancia un'occhiata all'alberello rinsecchito, esitante. Tentenna.



Pinocchio: Ecco... io... in verità... Vengo, Lucignolo. Dove hai detto che andiamo?

Nessun commento:

Posta un commento