IL GIORNALISMO SPORTIVO E IL CALCIO HANNO REALMENTE INFLUITO NELLA
PRODUZIONE LETTERARIA
SUCCESSIVA DI GIOVANNI ARPINO ?
Elisa Landoni e Alessia Bianchini
INTRODUZIONE
La presente relazione intende illustrare un percorso di ricerca svolto intorno alla figura di Giovanni Arpino e alla sua produzione letteraria a partire da un'analisi di alcuni testi di sintesi fondamentali : Gian Marco Veneziano, Giovanni Arpino, 1994; Pullini, Scaramucci, Paccagnini, 1987.
Abbiamo cercato di capire come la sua attività di giornalista sportivo abbia influito sulla sua produzione letteraria e quale visione avesse Arpino dello sport.
Per sviluppare la nostra domanda di ricerca siamo partiti dalle ipotesi formulate da
Massimo Romano, nel suo testo di invito alla lettura di Arpino, dell'anno 1974.
CORPO DLL’ARGOMENTAZIONE
Durante la sua prima attività come giornalista,
Giovanni Arpino
lavorò per alcuni giornali famosi, tra cui “Il mondo”, “Giornale” e “Paese e sera”. Ha collaborato inoltre con alcuni
quotidiani, come ad esempio “Il tempo” e
“La domenica del corriere”.
Particolarmente rilevante il suo contributo come giornalista sportivo: da grande
appassionato calcistico si occupò di cronaca sportiva e di conseguenza lo sport occupò un ruolo importante nella sua produzione letteraria successiva e nella sua vita.
La sua produzione giornalistica si
caratterizza per la straordinaria versatilità: si
dedicò a diversi ambiti, tra cui la critica politica e l’impegno sociale. Arpino ritiene che il giornalismo debba far riflettere sulla società, per questo il suo è
un giornalismo impegnato. La parte più coinvolgente della sua attività come giornalista è quella degli articoli sportivi: Arpino ha la capacità di parlare di sport con competenza e simpatia, mai con distacco. I sui ritratti dei grandi idoli dello stadio, da Riva all'amico Facchetti, celebrano la grandezza degli atleti, senza mai “demitizzarli”. Attraverso i
suoi articoli calcistici si percepisce la sua grande voglia di comunicare con i lettori ed emerge la sua passione per il calcio, uno sport di grande dignità.
La maggior parte dei suoi articoli calcistici riguardano le due squadre da lui più amate: la Juventus e il Torino. La sua famosa frase “La Juventus è universale, il Torino è un dialetto”, pubblicata sul quotidiano torinese nel maggio del 1976, per celebrare la vittoria dello scudetto del Torino, rivela la sua preferenza per quest'ultima.
Per Arpino
lo sport rappresenta la vita autentica e spensierata degli affetti e delle vere emozioni, un momento per stare in contatto con gli amici e la natura.
Il giornalismo sportivo ha avuto un peso decisivo nell'evoluzione stilistica
dell’ultimo Arpino. In lui, come ha osservato acutamente Piovene, “Il giornalismo sportivo non è una cosa separata dall'attività letteraria”, è un modo autentico per vivere intensamente la tensione bruciante con la realtà, al di là di un intellettualismo chiuso
e spocchioso. La novità più vistosa e tipica del suo linguaggio sportivo consiste nell'uso frequente di metafore, che cristallizzano la
figura del personaggio nella fantasia del lettore. Il fascino del calcio è analogo all’imprevedibile intreccio
delle storie che Arpino racconta nei suoi romanzi: “ Il segreto del football consiste proprio nell’imprevisto, nei dadi che
anziché rimbalzare si fermano su uno spigolo e possono venire interpretati in più modi”.
Il calcio, per questo, è una realtà viva, umana e crudele, percorsa da una continua
tensione vitale,
tra brucianti sconfitte e sofferte vittorie.
Il linguaggio sportivo di Arpino, così come quello letterario, è un'invenzione continua di
metafore, tra queste la più famosa: “ i giocatori sono segugi che non trovano più le tracce della lepre”.
Una visione simile del calcio può essere ritrovata in un collega contemporaneo ad
Arpino, Pier Paolo Pasolini, che riteneva il calcio una delle più alte forme di verità e spontaneità tra le persone.
Il tema del calcio era di interesse comune tra i due
scrittori, nei quali possiamo ritrovare molti aspetti comuni, ma che alcuni elementi di discordanza.
Arpino e Pasolini condividevano la
visione comune del calcio, visto come
uno sport di squadra e partecipazione. Entrambi
pensavano che il calcio fosse un rapporto in carne ed ossa tra giocatori e spettatori. Veniva visto come linguaggio creativo e spontaneo e come un'espressione popolare di
estrema vitalità. Per Pasolini rappresentava la
spontaneità, il dialogo, il rapporto vero tra le persone a differenza dei medium di massa.
Alcuni luoghi comuni che minacciavano il calcio in quegli anni hanno fatto sorgere molte discussioni tra i due intellettuali riguardo
a questo sport.
Nonostante ciò, lo stadio continuava a rappresentare un
momento liberatorio di evasione dalla monotonia e dalla quotidianità.
Nel romanzo “Azzurro tenebra”, scritto nel 1977, Arpino si dedica completamente alla sua
passione e racconta il campionato mondiale di calcio del 1974 in Germania. Nel libro vengono raccontati la doppia sconfitta e il fallimento degli azzurri: da un lato quella sul campo e dall'altro l’insufficienza estetica
del gioco che rispecchia la generale carenza di etica e la miseria della condizione politica del paese.
Il libro fa del calcio una metafora di vita. Arpino in quegli anni si trovava in Germania per seguire la nazionale italiana per conto de “La Stampa”. La sua non è affatto una semplice cronaca degli eventi che portano a una clamorosa eliminazione, ma è
un romanzo filosofico e profondamente riflessivo nel
quale i personaggi hanno un linguaggio alto e profondamente ironico,
proprio come il loro modo di parlare.
Arpino riteneva che la nazionale italiana stesse attraversando un
momento di profonda crisi, in
accordo con il Vecio e Facchetti. Nonostante ciò Arpino sosteneva che il calcio e un buon risultato della nazionale italiana potessero scacciare via i problemi che in quegli anni attanagliavano il
paese, diviso tra la crisi di governo e lo sfogo del terrorismo nella lotta tra le diverse fazioni politiche.
CONCLUSIONI
Dopo aver analizzato i testi di sintesi e le fonti sopracitate, possiamo affermare che la sua attività di giornalista sportivo e la sua passione per il calcio hanno effettivamente influito
nella sua produzione letteraria.
A dimostrazione della nostra
tesi, Giovanni Arpino ha scritto un libro interamente dedicato alla nazionale calcistica italiana, intitolato “Azzurro tenebra”, in cui traspare tutta la sua passione per questo fantastico sport.
BIBLIOGRAFIA
Romano Massimo (1974), Invito alla lettura di Arpino, Milano, Mursia.
Pullini Giorgio, Scaramucci Ines, Paccagnini Ermanno (1987), Giovanni Arpino, in
Novecento: gli scrittori e la cultura letteraria nella società italiana, vol. 11., t. 1., Milano, Marzorati.
Gian Marco Veneziano, Giovanni Arpino, 1994, Milano
http: //www.storiedicalcio.blog.it
– Giovanni Arpino
http: //www.ilgiornale.it
http: //www.lastampa.it
http: //www.alganews.worldpress.com
http: //www.centrostudipiepaolopasolinicasarsa.it
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