venerdì 19 maggio 2017

Videointervista Arpiniana: Il contadino Genè




Scena 1, interno, giorno, biblioteca

L’intervistatore e l’intervistato, seduti su sedie blu dialogano e danno le spalle a scaffali di libri

Introduzione: In occasione dell’anniversario dei trent’anni della morte di Giovanni Arpino, siamo in compagnia della giovane appassionata dell’autore Silvia Oldani, che ci parlerà di un libro poco conosciuto di Arpino, ovvero Il contadino Gené.

(musica)

A: Ciao Francesca

F: Ciao a tutti

A: So che come giovane giornalista ti stai interessando molto alla produzione di Giovanni Arpino. Come ti sei avvicinata a questo autore così poco conosciuto tra i giovani?

F: Ho iniziato ad interessarmi ad Arpino durante gli anni di università al punto da dedicare la mia tesi a questo grande autore che ho scoperto non essere così lontano da alcuni temi attuali.

A: Sicuramente Giovanni Arpino ha scritto moltissimi capolavori ma oggi con te vogliamo approfondire Il contadino Gené, uno dei suoi libri meno conosciuti. Cosa puoi dirci di questo romanzo?

F: Credo che questo libro sia stato sottovalutato dall’opinione pubblica ma nonostante non abbia una trama ben precisa ci mostra una realtà che sta scomparendo della società degli anni ‘80.

A: Secondo te quali sono le tematiche principali trattate nel romanzo?

S: Penso che Arpino ci presenti una visione negativa del cambiamento della società in quegli anni e la conseguente scomparsa dei valori tradizionali. In particolar modo la trasformazione della figura del contadino.

A: Per te quali sono i valori che si sono persi nel tempo?

F: In primo luogo la mancanza di comunicazione all’interno della società come ci dice lo stesso Genesio sostenendo che oggi siamo molto stranieri anche in un fazzoletto di terra. Ciò è dimostrato dal fatto che al giorno d’oggi le persone fanno fatica a creare relazioni interpersonali. Un altro aspetto che si è perso della realtà di Genesio è l’aiuto reciproco fra compaesani in quanto oggi dilaga l’indifferenza di fronte alle necessità del prossimo.

A: Un altro tema ricorrente nel racconto è il rapporto di Genesio con il progresso. Cosa ne pensi?

F: Genesio manifesta un rifiuto della tecnologia, dell’istruzione e di tutto ciò che non rientra nella sua quotidianità. È un uomo legato alle sue abitudini e alle sue tradizioni, come quella di cucinare il bollito per la settimana o quella di uscire ogni domenica per vedere i suoi compaesani. Il rifiuto della tecnologia è evidente poiché Genesio, pur avendo la televisione e la radio non le utilizza.

A: Leggendo questo libro ho anche notato un’avversione del protagonista nei confronti del progresso nel campo della medicina, cosa ne pensi?

F: Genesio effettivamente non approva l’utilizzo delle medicine in quanto ritiene che rendano le persone inguaribili e schiave del loro utilizzo.

A: Si può dire che il cambiamento della società stia influendo sulla vita dei contadini. Questa trasformazione ha un risvolto anche sulla natura?

F: Sì, infatti Genesio muove una critica all’utilizzo dei concimi i quali hanno sostituito la tecnica naturale delle foglie non rispettando però il ciclo della natura.

A: Genesio ci appare come un uomo solo. Secondo te la sua solitudine si può ricollegare a quella del giorno d’oggi?

F: Sono sicuramente due solitudini differenti. Mentre Genesio si è ritrovato solo dopo la morte della moglie e ha come unica compagnia il suo cane, i giovani d’oggi scelgono volontariamente la solitudine attraverso l’utilizzo della tecnologia e dei social senza curare le relazioni con i coetanei.

A: Sempre riguardo ai giovani, cosa ne pensa Genesio?

F: Sostiene che a differenza delle generazioni precedenti non facciano alcuna fatica per ottenere ciò che vogliono e desiderano, in quanto hanno già tutto a disposizione e mentre loro non esitano a concedersi i lussi, Genesio è sempre titubante nei confronti di ogni tipo di comodità.

A: Cosa puoi dirci invece dell’avarizia del contadino?

F: Probabilmente è stata causata dagli insegnamenti dello stesso padre e del nonno che lo hanno sempre indirizzato ad uno stile di vita povero e di privazioni, ha infatti imparato a sopprimere bisogni ed emozioni.

A: L’avarizia scompare in punto di morte?

F: No, si chiede se nella sua vita non sia stato troppo avaro di sé ma è un pensiero che dura solo un istante. D’altronde la sua avarizia è stata l’unico modo che conosceva per sopravvivere.

A: Quali pensieri ed emozioni pensi che questo personaggio susciti nel lettore?

F: Alla fine del racconto si prova per Genè un misto di pietà e invidia. Pietà per la sua vecchiaia priva di qualsiasi modernità e pure invidia per la sua libertà e per il fatto che se ne può andare in pace con il mondo.

A: Quindi Genesio si può considerare un personaggio positivo o negativo?

F: È un personaggio ambivalente. Da una parte può essere considerato positivamente perché rimane fedele ai suoi ideali e non scende a compromessi. Dall’altra però non è una persona aperta al progresso rifiutando qualsiasi tipo di comodità e innovazione. Inoltre spesso utilizza la vecchiaia come una scusa e come un rifugio dal mondo.

A: Francesca ti ringrazio del tempo che ci hai dedicato e spero di rivederti presto.

F: Grazie a voi, ciao.

(musica)

Oldani Silvia
Buongiorno Francesca
Bianchini Alessia

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